Vendée Globe: appartenere all'Oceano
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Vasto e misterioso, l'oceano non è solo un elemento fisico: è una forza che guida le vite degli skippers della Vendée Globe, la regata in solitario più dura al mondo. Non è solo acqua, ma un compagno che segna le paure, spingendo a sfidare i limiti dell’umano. Ogni onda che si alza davanti a loro è un messaggio della natura, un invito a comprendere la sua potenza e bellezza in tutta la sua intensità. In questo viaggio senza ritorno, dove l'orizzonte è solo una promessa, il legame con l'oceano diventa profondo e intimo: un dialogo silenzioso tra l'uomo e la natura.
La Vendée Globe non è solo una gara di resistenza fisica e mentale, ma un dialogo profondo tra l’uomo e l'oceano, una celebrazione del coraggio, della resistenza e della connessione con la natura.
Sébastien Simon
Tra le centinaia di foto che gli skipper inviano dal mare, molte ritraggono onde, tramonti, albatros e, dopo 16 anni, persino un iceberg. Quando le condizioni lo permettono, cercano di ammirare e apprezzare il paradiso che li circonda, un mondo che pochi possono godere a certe latitudini, lontano da tutto.
Nell'edizione 2024-2025 della Vendée Globe, per la prima volta dal 2008, alcuni skipper hanno avvistato iceberg lungo il percorso, nonostante la Zona di Esclusione Antartica (ZEA), creata per evitare tali incontri. Il 1° gennaio 2025, Sébastien Marsset (FOUSSIER) ha avvistato un iceberg alle 18:15 UTC, seguito da Éric Bellion (STAND AS ONE - Altavia) alle 20:00 UTC. Poche ore dopo, il 2 gennaio alle 01:05 UTC, Conrad Colman (MS Amlin) ha segnalato un altro avvistamento. Questi incontri ravvicinati con i giganti di ghiaccio sottolineano i rischi della navigazione solitaria in acque remote. L'ultimo avvistamento documentato risaliva al 2008, quando la skipper Samantha Davies ne segnalò la presenza. Questi momenti con la natura selvaggia dell'oceano dimostrano il profondo legame tra i velisti e l’ambiente marino, un rapporto di rispetto e meraviglia che pochi possono vivere.
Nella meravigliosa e appassionante sfida della Vendée Globe, l’ambassador SLAM Sébastien Simon ha recentemente infranto più di un record. Il primo riguarda le miglia percorse in 24 ore, con 615,33 miglia nautiche a una velocità media di 25,64 nodi. Il secondo è relativo al tempo impiegato per doppiare Capo Horn, battendo il record che resisteva da 8 anni, quando nel 2016 Armel Le Cléac’h impiegò 47 giorni, 00 ore e 34 minuti per coprire la distanza da Les Sables d'Olonne a Capo Horn. Seb ha impiegato solo 44 giorni, 21 ore e 19 minuti. Il record è stato battuto anche dai primi due della flotta, Yoann Richomme, che lo ha migliorato di oltre tre giorni e mezzo, con un tempo di 43 giorni, 11 ore e 25 minuti, seguito da Charlie Dalin, a soli nove minuti di distanza.
Arnaud Boissières
Nell'epica sfida della Vendée Globe, il passaggio di Capo Horn è una pietra miliare, carica di significato storico e simbolico. Situato all'estremità meridionale del continente sudamericano, il promontorio è noto per le sue condizioni estreme, con venti impetuosi e mari tumultuosi che da secoli mettono alla prova i navigatori. Passare Capo Horn segna l'inizio della risalita verso il traguardo finale, rappresentando una svolta cruciale. Per i velisti, è un momento di riflessione e determinazione, sapendo di aver superato una delle sfide più dure del viaggio e di essere più vicini al completamento di questa epica circumnavigazione solitaria.
Il passaggio di Capo Horn è spesso considerato il "Monte Everest" della vela, un traguardo che incarna la sfida contro gli elementi naturali.
Per gli skipper della Vendée Globe, l'oceano non è solo un paesaggio da attraversare: è un compagno fedele, a volte generoso, altre volte spietato. In solitaria, navigando per migliaia di chilometri, il mare diventa una presenza viva, un maestro che insegna pazienza, umiltà e rispetto.
Molti skipper descrivono il loro rapporto con il mare come una simbiosi. “Quando sei lì fuori, capisci quanto sei piccolo. Il mare ti insegna a vivere nel momento, a sentire il vento, a leggere le onde,” racconta Clarisse Cremer, una delle partecipanti più giovani della regata.
Sfida e crescita personale
Ogni partecipante alla Vendée Globe sa che la regata è anche un viaggio interiore. Le difficoltà – tempeste, guasti tecnici, fatica estrema – spingono i limiti fisici e mentali. Ma affrontando queste sfide, gli skipper emergono trasformati, più consapevoli delle proprie forze e fragilità.
Manuel Cousin
Anche chi non ha mai messo piede su una barca a vela può trovare nella Vendée Globe qualcosa di universale. È una storia di uomini e donne che osano sognare in grande, accettano l'ignoto e si affidano al loro ingegno e spirito. La regata incarna valori che tutti possiamo ammirare: coraggio, perseveranza, adattamento ai cambiamenti.
La Vendée Globe è un microcosmo del nostro rapporto con la natura. Ci ricorda che, nonostante i progressi tecnologici, siamo ancora legati agli elementi. Il mare è bellezza e pericolo, risorsa e mistero. In un’epoca in cui il cambiamento climatico ci sfida a ripensare il nostro ruolo nel mondo naturale, la Vendée Globe ci richiama all’urgenza di rispettare e proteggere il nostro pianeta.
Seguire la Vendée Globe significa essere trasportati in un’avventura straordinaria, dove l'oceano non è solo il palcoscenico, ma il protagonista. Che siate appassionati di vela o semplicemente affascinati dalle storie di sfida e scoperta, questa regata è un invito a guardare oltre l'orizzonte e riscoprire il legame che ci unisce alla natura e a noi stessi.
Autrice: Elena Giolai/SLAM