Peter Burling, Blair Tuke e Andy Maloney l’avevano vinta nel 2013, sognando un giorno di far parte “dei grandi”. E così è stato: tutti e tre, dopo aver alzato al cielo la Youth America’s Cup a San Francisco, sono ora a bordo dell’AC75 Taihoro con Emirates Team New Zealand, il defender pronto a sfidare chi si aggiudicherà la Louis Vuitton Cup. Leonard Takahashi, Oscar Gunn, Veerle ten Have, Josh Armit e Seb Menzies non sono riusciti a vincerla, ma sicuramente sognano di diventare velisti di grande talento come loro, esempi di volontà, sacrificio e resilienza. I giovani kiwi non sono riusciti a passare in semifinale, ma hanno avuto l’opportunità di vivere un evento fantastico, che forse non si poteva immaginare nella sua spettacolarità.
Pensavamo di aver già visto incroci mozzafiato e spettacolo a non finire con le semifinali della Louis Vuitton Cup, ma l’Unicredit Youth America’s Cup ha superato ogni aspettativa. Le regate di flotta con gli AC40 sono sembrate non tanto monoscafi foil, quanto schegge impazzite che volavano senza preoccuparsi troppo del vento forte e delle onde formate, diventate solo un dettaglio che ha reso le gare ancora più emozionanti, con qualche inevitabile splash down. Con gli AC40 si sono visti “numeri da circo” simili a un velocissimo videogioco, tanta era la disinvoltura e naturalezza con cui i giovani talenti della vela internazionale manovravano quei minisiluri volanti. Nonostante non siano “nativi foil”, la padronanza e freschezza dimostrata da tutte e 12 le squadre li faceva sembrare tali.
A livello di spettacolo, in alcuni momenti forse hanno superato i più grandi AC75, almeno fino alle semifinali della LVC. D’altronde, la monotipia da sempre offre partenze, passaggi e incroci incredibili. Tra i partecipanti c’erano molti campioni, più o meno conosciuti, ma per tutti l’entusiasmo e l’audacia erano evidenti: nessuna paura di volare a 40 nodi, cadere e ripartire. Il divertimento puro di questi ragazzi in questa nuova vela “spaziale” era palpabile, e sarà difficile farli tornare a terra dopo un’esperienza così incredibile.
Tra i 12 team c'era naturalmente anche Emirates Team New Zealand, che ha regatato nel gruppo A insieme ai sindacati degli sfidanti dell’America’s Cup: INEOS Britannia (GBR), Alinghi Red Bull Racing (SUI), Luna Rossa Prada Pirelli Team (ITA), Orient Express (FRA), e American Magic (USA). Gli altri 6 team invitati hanno gareggiato nel Gruppo B, rappresentando Spagna, Olanda, Canada, Germania, Svezia e Australia. Purtroppo, i giovani kiwi hanno mancato l’accesso alle semifinali, conquistato dai primi 6 team, nonostante abbiano lottato fino all’ultimo contro i britannici di Athena Pathwaye i francesi di Orient Express L’Oreal. Per loro, però, rimane un bagaglio di esperienza enorme e l’onore di aver rappresentato il Team Youth del defender.
Onore e complimenti vanno ai vincitori di Luna Rossa, con a bordo il talento di Marco Gradoni, che ha dominato in modo netto questa appassionante edizione dell’Unicredit Youth America’s Cup!
Luca Rizzotti e i segreti degli AC 40
Allo stand SLAM del Salone Nautico di Genova i simulatori AC40 hanno avuto un gran successo da parte di tantissimi appassionati di tutte le età. Scopriamo i segreti dell’AC40 class, i programmi e l’importanza proprio del simulatore per volare con questo monoscafo foil, con l’intervista al Class manager Luca Rizzotti, già conosciuto per la Foiling Week.
Vi aspettavate che gli AC40 della Unicredit Youth America's Cup superassero gli AC75 sia in termini di spettacolo che di manovrabilità?
L.R: Gli AC40 sono come dei go-kart rispetto agli AC75, molto manovrabil: ovviamente una regata di flotta regala molte più interazioni tra le barche tra incroci e passaggi nelle boe.
Qual è la soddisfazione più grande avuta da questa “prima”, specifica per i più giovani?
L.R: Vedere che gli AC40 nella regata finale della Youth in condizioni limite rimanevano gestibili pur con velocità di punta vicine ai 50 nodi.
Quanto credi che l'America's Cup Youth sia importante per il reclutamento di futuri equipaggi per le America's Cup?
L.R: Assolutamente fondamentale. Guardiamo anche solo ai vincitori del team Luna Rossa. E' certo che la maggior parte di loro avrà un posto nella prossima Coppa.
L’AC40 è un concentrato di tecnologia e innovazione: come si bilancia l’esigenza di avere una barca all’avanguardia con la necessità di renderla accessibile ai giovani?
L.R: L'AC40 è ovviamente un concentrato tecnologico al di fuori della normale portata dei giovani, quantomeno da un punto di vista economico. Certamente Team New Zealand ha scommesso molto sul successo di questa barca e sul renderla disponibile alla Youth ed alla Women AC . Con l'aiuto del simulatore i ragazzi e le ragazze hanno potutto allenarsi molto a velocizzare le reazioni nei vari scenari possibili.
Dopo l’America’s Cup quali sono i programmi della classe AC40?
L.R: La Classe prevede un circuito dedicato alle donne ed uno Open a partire dal 2025. Stiamo finalizzando i programmi e speriamo di annunciarli per la fine della Coppa.
Un giovane velista come potrà accedere ad altri eventi AC40?
L.R: Con la nascita del Circuito AC40 si creeranno moltissime opportunità per i giovani e le donne di partecipare agli eventi. I nuovi team in particolare avranno bisogno dell'esperienza maturata da tutti questi talenti per inserirli tra le loro fila e progredire il più velocemente possibile.