Dopo 173 anni l’America’s Cup é donna

Vela Femminile: un viaggio di passione e opportunità nella storia dello yachting

Elena Giolai/SLAM

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Dopo 173 anni l’America’s Cup é anche “donna” con la Puig Women’s Americ’as Cup e SLAM è orgogliosa di essere al fianco del defender Emirates Team New Zealand, che in questa edizione ha proposto anche questo rinnovamento, insieme a quella altrettanto al passo con i tempi, dell’e-sailing. Una novità, che da una parte esalta e conferma l’adattabilità degli AC40 per più eventi, dall’altra la sensibilità del defender all’inclusività, oltre che all’innovazione.

Dopo aver assistito alla spettacolarità della Youth Americas Cup, è stato affascinante vedere i team femminili affrontare l’esperienza con serietà, impegno, ma anche con allegria e spensieratezza. Le atlete hanno saputo godersi pienamente questo momento, soprattutto dopo mesi di allenamento al simulatore e poche opportunità di navigare in acqua.

Emirates Team New Zealand si é presentato con un equipaggio forte: la stratega di Black Foils SailGP Liv Mackay e la quattro volte olimpica con due medaglie al collo Jo Aleh (470) al timone, con l’altra medagliata olimpica Mollie Meech (49erFX) e Gemma Jones (Nacra 17, Rio 2016, la più giovane in top 10 e l’unica timoniera donna) ed Erica Dawson come riserva.

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“Nessuno di noi ha navigato con la barca al massimo del suo potenziale. Non abbiamo avuto il tempo di farlo. Adoro l'AC40, ed è sicuramente la mia barca preferita su cui abbia mai navigato. Si é trattato di ridurre al minimo gli errori e di cercare di fare bene le cose fondamentali. Abbiamo creato una squadra davvero forte, un grande gruppo di ragazze e abbiamo dato sempre il massimo.

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SLAM

Jo Aleh

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Tra tutte le ragazze delle 12 squadre in gara ben 17 sono medaglie olimpiche. E anche questo ha fatto della Puig Women’s America’s Cup, un evento incredibile. Veliste oceaniche, olimpiche: le migliori donne veliste del pianeta tutte a Barcellona!

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“E’ incredibile come sia facile navigare passando dal simulatore all’AC 40 in acqua; é interessante capire tanti piccoli trucchi, perché nessuno di noi ha avuto abbastanza tempo per conoscere davvero la barca nel modo giusto. È fondamentale lavorare in team, essere sulla stessa lunghezza d'onda. E gran parte del nostro allenamento ha riguardato proprio questo per cercare di assicurarci di essere in sintonia come team” ha commentato Aleh

John Bertrand, patron del Team australiano femminile

 “Il pacchetto sviluppato dai neozelandesi per l'America's Cup è davvero impressionante. La costruzione degli AC40 One Design, l’equipaggiamento fornito agli altri team e la gestione in parallelo della competizione principale mostrano una grande abilità organizzativa. Parte delle royalties generate dall'evento è stata utilizzata per creare una copertura televisiva straordinaria, con riprese video che rendono le regate coinvolgenti, una grafica in sovrimpressione di alta qualità e le intuizioni tecnologiche di Glenn Ashby durante i commenti, che rappresentano un vero passo avanti. In tutto questo c'è anche l'America's Cup E-Series e le barche appoggio foiling a idrogeno, che hanno un impatto sul futuro. Tutto questo evidenzia il livello di innovazione che c'è oggi all'interno dell'evento, insieme a sfide parallele del defender, tra cui il record di velocità terrestre di Ashby di Emirates Team New Zealand, conquistato con un mezzo a propulsione eolica che ha raggiunto la velocità di 222.4 km/h sulla superficie salata del lago Gairdner, nell'Australia Meridionale. 

Storie femminili di vela, di oceano e di America’s Cup

La vela femminile ha compiuto notevoli progressi nel corso degli anni, grazie a pionieri e atlete che hanno rotto le barriere di genere nel mondo dello yachting. In un’intervista relizzata su Sail-World a firma di John Curnow, due esperte veliste come Keryn McMaster e Lisa McDonald, condividono le loro storie, esperienze e visioni per il futuro della vela femminile, culminando con la storica Puig Women’s America’s Cup di Barcellona.

McMaster è stata una pioniera della vela d'altura femminile neozelandese negli anni '90 e membro del team femminile completamente professionale su Wild Oats X, che ha ottenuto il secondo posto assoluto in IRC nella Sydney Hobart Yacht Race del 2018. La McDonald, statunitense, ha fatto parte della prima partecipazione femminile (oltre a Dave Dellenbaugh) all'America's Cup del 1995 a bordo di America3 Mighty Mary (USA-43) e ha partecipato alla maggior parte delle regate più importanti del mondo.

Le Radici dell’amore per la vela

Keryn McMaster racconta di come sia cresciuta a bordo con i genitori, ispirata da figure come Leah Newbold, che aveva appena concluso la Whitbread Race su Heineken e le offrì un posto nella sua squadra per la gara successiva

Lisa McDonald, d'altra parte, ha assorbito la passione per la vela dalle storie di suo nonno che navigava con i clipper nella Last Grain Race (dall’Australia alla Gran Bretagna in circa 100 giorni) e con quelle dell'America's Cup a Newport. Ha affrontato la sua prima traversata oceanica a 19 anni, esperienza che le ha fatto provare la furia di Madre Natura in oceano, schivando gli uragani. Un'esperienza che le ha cambiato la vita.

L'Evoluzione della Vela Femminile

Entrambe le veliste, riflettendo sui cambiamenti significativi avvenuti nel mondo della vela professionistica dagli anni '90 a oggi, confermano che oggi le donne vengono giudicate per le loro abilità piuttosto che per il genere, e la visibilità degli eventi femminili è in crescita. Le nuove generazioni possono finalmente vedere che è possibile raggiungere traguardi che una volta sembravano irraggiungibili. Keryn McMaster sottolinea l'importanza dei social media nel connettere le atlete contribuendo nella promozione della partecipazione femminile. Negli anni '70 e '80, la presenza femminile nello sport era limitata, e ancor di più nella vela. In quel periodo, la britannica Tracy Edwards (la prima skipper di un team completamente femminile alla Whitbread Round the World e vincitrice dello Yachtsman of the Year Trophy)  fece la storia con Maiden, ma poche donne immaginavano di poter seguire il suo esempio. Successivamente, la statunitense Dawn Riley prese il comando di Heineken dopo la sua partecipazione alla Coppa America dando l’impressione che la vela stesse finalmente aprendo le porte alle donne. Nonostante ciò, lo sport rimaneva dominato dagli uomini e molte donne si limitavano ancora a fare da spettatrici. Da parte italiana negli ultimi anni abbiamo Francesca Clapcich e Cecilia Zorzi, navigatrici e veliste portabandiera dell’inclusività e della vela femminile oceanica e non solo, di altissimo livello.

Perché la Vela è uno Sport Ideale per le Donne

Entrambe le veliste evidenziano il forte senso di comunità che la vela offre, insieme alla sfida fisica e all'innovazione continua. La vela non solo stimola il lato competitivo, ma crea legami duraturi e offre opportunità professionali, anche nei settori tecnici, spesso trascurati.

Consigli per le Aspiranti Veliste

Keryn McMaster consiglia alle giovani donne di essere proattive, pronte a impegnarsi e a imparare una varietà di abilità. Costruire connessioni nella comunità velica è fondamentale per aprire porte e trovare opportunità. L'importante, ricorda, è godersi il viaggio e valorizzare le amicizie che si formano lungo la strada.

L'importanza della Puig Women’s America's Cup

La prima edizione della Puig Women’s America’s Cup rappresenta un traguardo epico, un'opportunità necessaria per le donne nel mondo della vela. Con più eventi come questo, si creeranno le condizioni affinché le donne possano competere e avere successo a livelli più alti. Leah Newbold, che ha partecipato a due edizioni della Coppa America, aveva sempre sognato che un giorno ci sarebbe stato effettivamente un Team femminile, e ora si sta realizzando: è qualcosa da celebrare per la prossima generazione di veliste!

Le regate

Il vento ha fatto un po’ i capricci nei giorni riservati alle regate delle donne; si é faticato a disputare le singole prove per decidere le semifinaliste del gruppo A, quello rappresentato dai Team appartenenti ai sindacati degli AC75. Emirates Team New Zealand ha avuto alti e bassi, é riuscita ad accedere per un soffio alle semifinali, ma purtroppo non é andata oltre.

Una volta lasciate le semifinali da parte di Emirates Team New Zealand, anche SLAM, come brand italiano, come é naturale che fosse, ha tifato nel match finale Luna Rossa, che ha regatato contro Ineos Britannia.È stato bello vedere nuovamente al timone Giulia Conti, che nel Team di supporto si é ritrovata la sua prodiera 470 Giovanna Micol con cui ha partecipato alle Olimpiadi di Pechino e Londra (con SLAM fornitore della Federazione Italiana Vela); Giulia ha regatato anche contro la sua prodiera 49erFX Francesca Clapcic (con cui ha vinto europeo e mondiale nel 2015 e ha partecipato alle Olimpiadi di Rio 2016) che era invece al timone di NYYC American Magic Women’s Team. La vittoria finale dell’Italia é stato un bel riscatto per Giulia Conti, che in quattro Olimpiadi non é mai riuscita a conquistare una medaglia, nonostante fosse tra le più forti ed eclettiche timoniere al mondo. La Puig Women’s America’s Cup, nella finalissima con match race secco, l’ha riportata ad una specialità di cui era - anche in questo caso - tra le più forti, tanto che conquistò l’argento ad una regata di Match Race Grado 1 femminile in Florida, nel 2010.

Non resta che complimentarci con tutto il team di Luna Rossa, che-come con gli Youth- ha meritato di vincere.
Per le ragazze di Emirates Team News Zealand la voglia di proseguire con le regate AC40!

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